La calcolosi urinaria è una delle più comuni e antiche malattie delle vie urinarie ed è molto diffusa nel mondo occidentale. Si calcola che colpisce circa il 10% della popolazione maschile e il 5% della popolazione femminile con circa 100.000 nuovi casi all’anno.
L’età con maggiore incidenza è quella compresa tra i 30 e i 50 anni.
Cosa sono i calcoli delle vie urinarie
I calcoli sono piccole masse di consistenza dura che si formano nelle vie urinarie e provocano dolore, sanguinamento, infezione oppure ostruzione del flusso urinario.
Sostanzialmente si tratta di depositi che si formano per precipitazione dei sali minerali contenuti nelle urine (calcio, ossalato, fosfati ed acido urico). La formazione di un calcolo quindi è favorita dall’aumento della concentrazione di questi elettroliti o dalla riduzione del liquido che li tiene in soluzione (quindi da uno scarso volume di urine).
Il loro percorso di formazione parte dai reni e via via le loro dimensioni possono aumentare nell’uretere o nella vescica. Infatti, quando i sali si aggregano tra loro formano prima cristalli, quindi dei microcalcoli e, infine, calcoli che possono raggiungere le dimensioni di una pallina da golf.
Proprio a causa della loro forma e composizione chimica, i calcoli renali possono spostarsi dalla sede di origine e andare ad ostacolare il flusso dell’urina. Tale ostacolo, oltre a provocare un dolore molto forte, favorisce lo sviluppo di infezioni urinarie e, se persiste per lunghi periodi, aumenta le possibilità di danno ai reni, fino a sviluppare una insufficienza renale progressiva.
Tipologie di calcoli e fattori di rischio che ne causano la formazione
In base alla sede di formazione e alla composizione chimica, si distinguono diversi tipi di calcoli:
- I calcoli di ossalato di calcio: sono i più comuni (80%): In alcuni soggetti si formano perché le urine sono ricche di calcio, ma non solo ne possono soffrire anche quei soggetti dove la quantità di calcio è normale ma, in cui, per diverse ragioni, esso cristallizza più facilmente del dovuto.
- I calcoli di acido urico: sono formati da questa sostanza che è una scoria prodotta dall’organismo in risposta a diverse sue attività. Questa tipologia è maggiormente legata a patologie come sovrappeso, diabete e gotta.
- I calcoli di cistina: molto più rari sono, invece, i calcoli costituiti da un aminoacido, la cistina. Queste formazioni si osservano, in particolare, in soggetti che presentano una condizione patologica ereditaria chiamata cistinuria. Questa malattia determina un difetto nel trasporto di alcuni amminoacidi, tra cui la cistina, nel rene e nell’intestino.
- I calcoli di struvite (fosfato-ammonio-magnesio): sono correlati a infezioni del tratto urinario e sono dovute ad alcuni batteri che oltre a provocare le infezioni, rendono le urine alcaline, agevolando la precipitazione di cristalli di fosfato-ammonio-magnesio.
Per quanto riguarda le cause di origine della calcolosi urinaria, non sono ancora del tutto chiare, anche se alcuni fattori predisponenti aumentano davvero tanto la probabilità che si formino dei calcoli:
- Cattive abitudini alimentari;
- Abuso di medicinali o di integratori salini e vitaminici;
- Storia familiare: è il caso ad esempio dei calcoli di origine cistinica in cui, a causa di un difetto congenito del rene, un amminoacido scarsamente solubile nelle urine (cistina) precipita formando dei cristalli;
- Sesso: i maschi hanno una probabilità tripla rispetto alle donne di sviluppare calcolosi alle vie urinarie (la maggiore concentrazione di citrato nelle urine femminili, in stretto rapporto con il tasso estrogenico, spiegherebbe questa minore incidenza del problema nel gentil sesso);
- Scarso apporto di liquidi: un flusso di urine limitato favorisce il ristagno, quindi la precipitazione dei sali in esse contenuti;
- Acidità delle urine: pH urinario inferiore a 5 (per quanto riguarda alcuni tipi ben precisi di calcio, come quelli di cistina, xantine ed acido urico);
- Infezioni croniche delle vie urinarie;
- Ipertiroidismo (effetto catabolico sul tessuto osseo) e iperparatiriodismo (aumento calcemia);
Come si diagnostica la presenza di calcoli delle vie urinarie
La presenza di calcoli renali può essere rilevata tramite metodiche di diagnostica per immagini, che possono fornire utili indicazioni in maniera non invasiva.
La tomografia computerizzata (TC) elicoidale, effettuata senza mezzo di contrasto radiopaco è generalmente la procedura diagnostica d’elezione. Mediante la TC è possibile individuare il calcolo e indicare il grado di ostruzione delle vie urinarie. La TC consente di rilevare anche molti altri disturbi che possono causare un dolore simile a quello provocato dai calcoli. Lo svantaggio principale della TC è l’esposizione alle radiazioni utilizzate per la procedura.
L’ecografia addominale è un’altra metodica di diagnostica per immagini utile per rilevare la presenza di calcoli nell’apparato urinario. L’ecografia offre il vantaggio di non richiedere l’utilizzo di radiazioni; tuttavia, rispetto alla TC spesso non rileva i piccoli calcoli (specialmente se ubicati nell’uretere), la sede esatta dell’ostruzione delle vie urinarie e altri disturbi gravi che potrebbero causare i sintomi.
Determinare il tipo di calcolo: gli esami di laboratorio
Se la presenza di calcoli è già stata confermata, il passo successivo prevede la determinazione del tipo di calcolo. L’analisi dei calcoli viene effettuata in seguito alla loro espulsione spontanea o rimozione dall’apparato urinario, per determinarne la composizione chimica.
Il laboratorio ne analizza in primo luogo le caratteristiche fisiche ovvero: dimensioni, forma, peso, colore e struttura.
Il calcolo può quindi essere frammentato in modo da osservarne le eventuali stratificazioni e in seguito vengono effettuati uno o più test per determinarne la composizione.
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