Si definisce “allergia” una reazione violenta scatenata dal sistema immunitario contro sostanze, dette antigeni, verso il quale è particolarmente sensibile.
Gli antigeni, o per meglio dire gli allergeni, sono sostanze che l’organismo riconosce ed interpreta come estranee e potenzialmente pericolose, quindi meritevoli di un attacco immunitario finalizzato alla loro neutralizzazione.
Le allergie possono interessare differenti apparati e manifestarsi con vari livelli di gravità: le più note sono la rinite e l’asma allergico, le allergie alimentari, a farmaci, quelle alle punture di insetto e le allergie da contatto. I disturbi possono essere lievi e tollerabili, oppure più gravi, fino all’asma non controllata, alle gravi dermatiti, alle reazioni anafilattiche.
Negli ultimi anni si è osservato un notevole incremento delle malattie allergiche, in modo particolare l’allergia ad alimenti, che hanno assunto le caratteristiche di una vera e propria epidemia, fino a rendere la vita difficile al 6-8 % dei bambini sotto i 3 anni (oltre il 10% se si considerano anche lievi reazioni a frutta e verdura) e fino al 3% degli adulti.
I bambini rappresentano la categoria più esposta alle allergie alimentari perché il loro organismo, soprattutto se piccolissimi, è ancora in formazione: il sistema gastrointestinale, che dovrebbe bloccare gli antigeni, soprattutto nei lattanti non è ancora ben sviluppato e può venire meno a questa sua funzione, provocando reazioni allergiche che colpiscono solitamente l’apparato respiratorio (con asma e congiuntivite), l’apparato gastrointestinale (con diarrea, dolori addominali e vomito) e la pelle (con orticaria ed eczema).
Circa l’85% dei bambini con allergie alimentari guariscono spontaneamente nei primi 3-5 anni di vita, anche se la persistenza in età adulta diventa sempre più frequente.
FORME DI ALLERGIE
Ogni malattia o reazione allergica si presenta con sintomi caratteristici.
L’allergia respiratoria si presenta con starnuti, secrezione nasale acquosa, prurito (naso, palato, orecchie), congiuntivite: questi i sintomi della rinite allergica. Tosse e difficoltà a respirare sono sintomi che possono precedere la comparsa di asma.
L’allergia alimentare può presentarsi con sintomi immediati, rispetto all’ingestione dell’alimento a cui si è allergici: prurito al cavo orale, nausea, vomito, diarrea, prurito generalizzato e comparsa di pomfi (orticaria acuta). Le reazioni possono in qualche caso causare l’anafilassi e lo shock anafilattico.
Le allergie da contatto (dermatite allergica da contatto) si manifestano con sintomi ritardati, rispetto al contatto con la sostanza scatenante (detta aptene) nella forma di eczema: arrossamento della pelle, bollicine (vescicole), desquamazione e poi nei giorni successivi anche croste (sulle bollicine, che si sono rotte). Il prurito è sempre presente. In alcuni casi il contatto può provocare una reazione immediata che si limita all‘orticaria nel punto specifico, ma che può estendersi a distanza (es. da guanti da gomma o da alimenti).
PROCESSO BIOLOGICO
L’allergia rappresenta un disturbo piuttosto complesso, che si può riassumere in più fasi: sensibilizzazione, degranulazione dei mastociti e liberazione di mediatori chimici.
Sensibilizzazione: in questa fase, che risulta del tutto scorporata da qualsivoglia sintomo o segno clinico, l’organismo entra per la prima volta in contatto con l’allergene. Si avrà quindi la produzione di IgE specifiche verso quel dato antigene (l’allergene, in questo caso, è rappresentato dalle proteine dell’alimento). Queste immunoglobuline si legano a determinati recettori posti sulla superficie dei mastociti; in questo modo quando il soggetto ingerisce nuovamente l’alimento verso il quale si è sensibilizzato, si scatena una reazione che permette un più veloce riconoscimento antigene-anticorpo.
Degranulazione dei mastociti: dopo la fase di sensibilizzazione, ogni successivo contatto tra le IgE e l’antigene alimentare (come si verifica in tutte le successive ingestioni dell’alimento incriminato) determina la degranulazione dei mastociti a cui le IgE si sono legate, con conseguente rilascio di istamina ed altre sostanze coinvolte nella reazione allergica. I mastociti sono onnipresenti nell’organismo, ma si trovano soprattutto nel naso, nella gola, nella pelle, nello stomaco e nei polmoni, in quanto più facilmente esposti a possibili antigeni, quindi più suscettibili ai sintomi delle reazioni allergiche.
Liberazione di mediatori chimici: in questo stadio, contiguo al precedente, si verifica la liberazione dei mediatori chimici responsabili di allergia ed infiammazione. Tra questi ricordiamo l’istamina, una vera e propria “bomba biologica” liberata dalla degranulazione dei mastociti: è bene ricordare, comunque, che l’istamina resta silente fino al momento in cui non si ha il contatto dell’anticorpo con l’allergene.
EPIDEMIOLOGIA
Il problema delle allergie alimentari, specie in età pediatrica, in Italia è molto serio; infatti si stimano:
- 40 morti per shock anafilattico l’anno;
- 570.000 allergici < 18 anni;
- 270.000 allergici tra 0-5 anni;
- 150.000 allergici tra 10-18 anni;
- 80.000 allergici alle uova;
- 40-50.000 allergici a grano, pomodoro, soia, crostacei, frutta e verdura, noci e arachidi,
- 100.000 bambini devono usare latti ipoallergenici per un costo di 50 milioni di euro ogni anno che grava esclusivamente sulle famiglie;
- 1.500.000 gli adulti con allergia agli alimenti.
Quali siano le allergie più diffuse dipende dal paese, sia per le diverse abitudini alimentari, sia per una possibile predisposizione genetica. I fattori di rischio includono una storia famigliare di allergia, deficit di vitamina D, l’obesità e alti livelli di pulizia. Le allergie si verificano quando le immunoglobuline E (IgE), che fanno parte del sistema immunitario dell’organismo, si legano alle molecole di cibo. Solitamente il problema risiede in una proteina contenuta nel cibo. Questa innesca il rilascio di sostanze chimiche infiammatorie come l’istamina.
CAUSE
In condizioni normali, le proteine vengono scisse in amminoacidi e digerite grazie ad enzimi gastrici e pancreatici con conseguente assorbimento degli amminoacidi ad opera della mucosa intestinale. Se questo sistema viene compromesso, si scatena l’allergia alimentare.
Le allergie alimentari, a differenza delle intolleranze, sono dose-indipendenti: ciò significa che basta anche una piccola quantità di allergene per scatenare la reazione allergica, che può manifestarsi anche in forme molto violente, come lo shock anafilattico.
La normale “tolleranza” del sistema immunitario verso gli antigeni alimentari può venir meno, in alcune situazioni, nei confronti di una o più proteine allergeniche presenti negli alimenti, instaurando un’allergia alimentare. La tendenza a svilupparla dipende dall’ereditarietà e da altri fattori (gastroenteriti virali, nascita prematura). Ma anche i fattori ambientali come l’inquinamento atmosferico, l’esposizione al fumo di sigaretta durante l’infanzia (o durante la gravidanza della madre), e la permanenza in ambienti umidi.
La predisposizione alle allergie è però un fattore determinante: se un genitore è già allergico, il bambino avrà circa il 45% di possibilità di sviluppare anche lui allergie alimentari; la percentuale sale quasi al doppio, all’80% circa, se entrambi i genitori sono allergici. È importante quindi prolungare, soprattutto in questi bambini con predisposizione genetica, il più possibile l’allattamento al seno, che permette di usufruire degli anticorpi materni.
SEGNI E SINTOMI DELLE ALLERGIE ALIMENTARI
I tempi di reazione ad un’allergia alimentare sono compresi tra pochi minuti fino a due ore dall’ingestione del cibo “incriminato”. Per alcuni, la reazione allergica a un determinato alimento può essere solo “spiacevole”; per altri può essere anche molto grave e pericolosa per la vita.
I segni e sintomi più comuni comprendono:
• sensazione di formicolio o prurito in bocca
• orticaria, prurito o eczema sul corpo
• gonfiore delle labbra, viso, della lingua e della gola o di altre parti del corpo
• respiro sibilante, congestione nasale o problemi respiratori
• dolore addominale, diarrea, nausea o vomito
• vertigini, stordimento o svenimento.
Lo shock anafilattico, è una reazione estrema e potenzialmente molto pericolosa che può manifestarsi in alcune persone e in casi particolari (rari per fortuna). Nelle persone allergiche è sempre necessario tenere presente la possibilità che una tale reazione si verifichi. Occorre saperla riconoscere tempestivamente per poter prendere provvedimenti immediati.
I sintomi di uno shock anafilattico comprendono: costrizione delle vie aeree, gola gonfia o sensazione di un groppo in gola che rende difficile respirare, shock con un grave calo della pressione sanguigna; polso rapido, vertigini, stordimento o perdita di coscienza.
PRINCIPALI ALLERGIE ALIMENTARI
Il 90% delle allergie alimentari sono causate da un gruppo di otto alimenti di origine vegetale e di origine animale:
Allergie di origine vegetale:
- Allergia alle arachidi: le arachidi sono uno degli allergeni alimentari più diffusi che solitamente determina una forma grave e cronica di allergia.
- Allergia ad altra frutta a guscio: i principali frutti a guscio coinvolti nelle reazioni allergiche sono mandorle, nocciole, noci, anacardo, e pistacchio.
- Allergia alla soia:l’allergia alla soia è una risposta immunitaria ad almeno una delle sedici proteine della soia potenzialmente allergogene.
- Allergia ai cereali:l’allergia al frumento può determinarsi a causa della produzione di IgE specifiche nei confronti di diverse classi di proteine che risultano ancora “tossiche” dopo la cottura o i comuni trattamenti tecnologici.
Allergie di origine animale:
- Allergia alle uova:è una delle più comuni allergie alimentari nei neonati e nei bambini.
- Allergia ai crostacei(granchio, aragosta, gamberi): l’allergia ai crostacei è una reazione immunitaria avversa ad alcune proteine contenute in questi alimenti.
- Allergia ai pesci: come nel caso di allergia ai crostacei, l’allergia al pesce determina una reazione immunitaria avversa ad alcune proteine dell’alimento.
- Allergia al latte vaccino: l’allergia alle proteine del latte vaccino colpisce tra il 2% e il 3% dei bambini generalmente prima del terzo anno d’età e con un picco tra i primi 3-5 mesi.
DIAGNOSI DI ALLERGIA ALIMENTARE
Per porre una diagnosi di certezza di allergia alimentare verso uno o più alimenti, occorre eseguire in sequenza una serie di accertamenti diagnostici:
- I livello Test cutanei:
- Prick testo o prick by prick
- Misura delle IgE specifiche (RAST test)
- II livello
- Dieta di eliminazione
- Prova da scatenamento orale in doppio cieco
Test cutanei: Sono usati correntemente per la diagnosi delle allergie alimentari, sono i test di screening più comuni per le allergie alimentari e possono anche essere eseguite sui neonati nei primi mesi di vita (sono però affidabili dopo i 3 anni). Tuttavia, l’affidabilità dei risultati dipende da molteplici fattori, quali l’utilizzo opportuno degli allergeni da testare insieme ad una precisa tecnica di somministrazione, nonché la contemporanea assunzione di farmaci che possono interferire con i test come per esempio gli: antistaminici o i cortisonici
I test intradermici sono:
- prick test
- prick by prick (dall’inglese: to prick = pungere)
- scracth test
- patch test.
Questi sono usati sia per le allergie alimentari che per le allergie respiratorie.
Per l’interpretazione dei test è richiesta esperienza e competenza; i risultati ottenuti, infatti, vanno sempre correlati ai sintomi e all’anamnesi del paziente e spesso sono necessari ulteriori test per porre una diagnosi di certezza.
Il prick test, se ripetuto più volte con lo stesso allergene, può determinare a sua volta sensibilizzazione.
Il prick by prick viene usato solo per le allergie alimentari; in questa metodica la lancetta utilizzata per scalfire la cute del paziente viene inoculata preventivamente nell’alimento che si vuole testare (frutta o verdura).
Lo scracth test è simile al prick test ma è meno sensibile e di più lunga esecuzione, perciò attualmente poco usato. Dopo la pulizia della cute si pratica con uno strumento acuminato un leggero graffio (in inglese, scratch) di 2 mm di lunghezza evitando il sanguinamento, dopo di che una goccia della soluzione contenente l’allergene viene posta al di sopra della lesione provocata e delicatamente si effettua uno sfregamento sull’area graffiata per farla penetrare la soluzione nella lesione; la lettura viene eseguita dopo 10-30 min.
Il patch test è indicato nella diagnosi delle dermatiti allergiche da contatto. Consiste nell’applicazione sulla cute della schiena di cerotti medicati con l’allergene; sono testati routinariamente 31 allergeni. Il cerotto si rimuove dopo 24-72 ore, e si controlla se nella zona della cute di applicazione si è verificato un arrossamento. Questo test viene usato nelle allergie alimentari per verificare la reattività ad alimenti in caso di esofagite eosinofila, enterocolite e dermatite atopica. Il valore di questo test è però incerto e andrebbe confermato da studi più oggettivi rispetto a quelli fin qui effettuati.
Limiti dei test cutanei
In generale questi test si utilizzano su soggetti di età non inferiore a 3 anni. Non vanno però effettuati nei seguenti casi:
- lesioni da grattamento o da patologie dermatologiche nella zona di somministrazione del test.
- pazienti con dermografismo, per un’accentuata reattività da parte della cute da parte di questi pazienti.
- uso di farmaci antistaminici e/o steroidi e/o immunosoppressori, che inibiscono i meccanismi immunologici e quindi la reattività della cute (stesso effetto possono avere, sebbene in misura molto minore, i betabloccanti).
TEST SIEROLOGICI
I test sierologici in vitro sono di semplice esecuzione, alcuni però sono fatti con una metodica radioimmunologica che complica alquanto il test e fa aumentare i costi. Alcune linee guida considerano alcuni test sierologici di non provata utilità per la diagnosi di allergia alimentare, definendoli “inappropriati”.
Dosaggio delle IgE specificheà Consigliato per confermare casi dubbi ai test cutanei e soprattutto per la valutazione in bambini piccoli o soggetti con gravi dermopatie.
Si utilizza un test detto RAST (Radio Allergo Sorbent Test, test di radio-allergo-assorbimento) che ha qualche analogia con il PRIST. L’allergene è legato covalentemente ad un dischetto di carta e reagisce con l’anticorpo IgE specifico eventualmente presente nel siero in esame. Dopo che le IgE non specifiche sono state eliminate con lavaggi, si aggiungono anticorpi anti-IgE marcati con 125I, i quali si legano al complesso disco-allergene-IgE. Si legge a questo punto la radioattività in un contatore per emittenti gamma. Questa sarà proporzionale alla quantità di IgE specifiche presenti.
Conta degli eosinofili
Per poter fare la conta degli eosinofili va fatta prima una diagnosi differenziale con: le infezioni (causa di elevato numero di neutrofili), con le anomalie congenite delle ossa turbinate, con l’irritazione da agenti irritanti, ed altre eziologie di natura non allergiche.
Dosaggio totale delle IgE
Un elevato livello di IgE sieriche può avvalorare il sospetto diagnostico di una malattia allergica. Poiché, però, esiste un certo grado di sovrapposizione tra i valori di IgE nei soggetti normali e negli allergici, una quantità normale di IgE non esclude una diagnosi di allergopatia.
Attualmente le IgE vengono valutate con una metodica radioimmunologica: il cosiddetto PRIST (Paper Radio Immuno Sorbent Test o test di radio-immuno-assorbimento su carta). Questo test utilizza un substrato solido di carta; cui sono legati gli anticorpi anti-IgE. Dopo opportuni lavaggi, se sono presenti IgE nel siero in esame, queste vengono legate dagli anticorpi attaccati al dischetto di carta. Si usano anticorpi anti-IgE marcati con 125I. che fissano le IgE legate al dischetto e quindi, dopo un ulteriore lavaggio, si effettua la lettura del dischetto di carta in un contatore per emissioni gamma. La radioattività del complesso sarà direttamente proporzionale alla concentrazione delle IgE nel siero in esame. Nell’adulto i valori normali di IgE sieriche sono inferiori a 0,025 mg/dl.
Metodi rapidi
Point of care test
Di recente si sono affermati per la loro praticità i metodi di auto indagine domiciliare (point of care testing); tra questi in ambito allergologico merita una segnalazione l’apparecchiatura ImmunoCAP Rapid (ICR). Questo strumento simile ad un glucometro per l’analisi domiciliare della glicemia, analizza una goccia di sangue periferico ed è utile per la diagnosi di primo livello di: asma, eczemi e riniti. Tra gli allergeni alimentari testati vi sono: uova, latte, insieme ad altri comuni allergeni non alimentari.
Prova da scatenamento orale
La prova da scatenamento orale è utilizzata per confermare la diagnosi di allergia alimentare ad un alimento.
Essa viene condotta sotto controllo medico, consiste nella somministrazione del cibo sospetto per via orale in modo graduale; con una valutazione attenta degli eventuali sintomi subentranti. La prova va effettuata in ambiente ospedaliero ed è una buona norma prudenziale che il paziente abbia già effettuato un accesso venoso (catetere già inserito in vena), per un eventuale rapida somministrazione di farmaci di emergenza in caso di shock subentrante.
La metodica più affidabile è quella condotta in doppio cieco (né il paziente né il medico devono conoscere quale è il campione con il cibo incriminato); ma spesso si accetta il singolo cieco, in questo caso solo il paziente non conosce quale è il campione con il cibo incriminato.
Le prove da scatenamento non si effettuano quando c’è il sospetto di una reazione anafilattica o quando i test già effettuati permettono una certezza diagnostica nei confronti dell’alimento incriminato dell’allergia alimentare.
LE PRINCIPALI TERAPIE DELLE MALATTIE ALLERGICHE
La prima cosa da fare nel caso si presentino i segni e i sintomi dell’allergia alimentare è consultare il proprio medico per escludere altre malattie. Il medico di famiglia potrà poi indirizzare verso un dietologo o un allergologo.
Nel caso l’allergia interessi i bambini, il pediatra va consultato in ogni caso per concordare con lui la prevenzione e la terapia più efficace, ma soprattutto va consultato in casi di orticaria, gonfiori, prurito o altri sintomi evidenti di allergia a circa mezz’ora dall’ingestione di un particolare alimento. Si consiglia invece di recarsi immediatamente al Pronto Soccorso quando il bambino ha fame d’aria e tosse, con conseguente sensazione di soffocamento
Le classi di farmaci maggiormente utilizzati nella cura delle allergie sono: antistaminici, cortisonici per uso locale (nasale, bronchiale, cutaneo) e generale, broncodilatatori (nell’asma per aerosol) e l’adrenalina, farmaco salvavita nella terapia dell’anafilassi.
L’unica terapia che può agire direttamente sull’organismo allergico, modificando la risposta immunitaria, è l’AIT – Immunoterapia Allergene Specifica – ossia la somministrazione a dosi crescenti della sostanza a cui si è allergici.
Questa terapia crea una desensibilizzazione che agisce in caso di allergie respiratorie, alimentari, da veleno di insetti, da lattice e nichel. Ha lo scopo insomma di far recuperare al soggetto lo stato di tolleranza immunologica, innalzando la soglia di risposta a livello dell’organo coinvolto e dell’organismo intero nei confronti della sostanza specifica a cui è allergico.