La leishmaniosi è una malattia parassitaria che colpisce prevalentemente gli animali (domestici o selvatici), ma che può interessare anche l’uomo.
I responsabili della malattia sono i protozoi del genere Leishmania.
Ne esistono di diverse specie, ma quella più importante, che infetta uomo e cane è la Leishmania Donovani Infantum.
L’infezione che provoca è molto grave e di difficile diagnosi, soprattutto quando i sintomi non si manifestano in modo palese.
Come si trasmette la Leishmaniosi canina?
Il parassita, per infestare l’animale, ha bisogno di un vettore biologico di trasmissione, rappresentato da un flebotomo (Phlebotomus perfiliewi, Phlebotomus perniciosus, Phlebotomus papatasi).
Il flebotomo o pappatacio è un insetto ematofago che, come le zanzare, si nutre di sangue e come habitat naturale predilige gli ambienti rurali e costieri delle regioni meridionali e delle isole;
Per questo la Leishmaniosi è presente nelle aree tropicali e subtropicali temperate del mondo e in tutto il bacino del Mediterraneo.
Sintomi della Leishmaniosi canina
La malattia è difficile da diagnosticare perché si manifesta in modo diverso a seconda della risposta immunitaria dell’animale, dal decorso e da molti altri fattori, ad oggi ancora poco chiari.
La Leishmania, una volta entrata nel circolo ematico del cane, raggiunge diverse strutture dell’organismo, come linfonodi, derma, macrofagi e monociti di milza e fegato, midollo osseo e reni. Inoltre ha una incubazione molto lenta che va dai 2-3 mesi fino a 4-6 anni.
Le manifestazioni cliniche della malattia si suddividono in:
Sintomi cutanei: (i primi sintomi ad essere visibili ed anche i più comuni) si tratta di dermatiti desquamative, ulcerative, lesioni papulari o lesioni di tipo eczematoso a livello nasale e/o perioculare, a livello del padiglione auricolare e delle aree ricoperte da meno peli (glabre).
Sintomi sistemici: sono sintomi non specifici che possono manifestarsi anche dopo molto tempo dalla contrazione dell’infezione. Possono consistere in: letargia, affaticamento, perdita di appetito e di peso corporeo, aumento delle dimensioni di linfonodi, fegato e milza.
Sintomi oculari: congiuntiviti, cheratocongiuntiviti, blefariti, uveiti e glaucoma.
Sintomi renali: glomerulonefriti.
Sintomi gastrointestinali: vomito diarrea e colite.
Diagnosi e cura della Leishmaniosi canina
Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, la sola sintomatologia difficilmente può aiutare il clinico a diagnosticare la malattia.
Gli esami di laboratorio sono di fondamentale importanza al fine di emettere correttamente la diagnosi anche in soggetti che ancora non presentano una sintomatologia conclamata ma anche a fini prognostici e come monitoraggio nel corso della terapia.
Per verificare la presenza del parassita si potrà agire attraverso esami specifici, come:
- Esami diretti (cioè che riconoscono direttamente il parassita nell’organismo) quali l’ Esame Molecolare (PCR qualitativa, PCR quantitativa): esame che reagisce con il DNA del parassita e dà una risposta sulla quantità numerica.
- Esami indiretti (che riconoscono la presenza di anticorpi formatisi per la presenza del parassita) come i Test rapidi ambulatoriali: particolarmente semplici ed affidabili, per la valutazione della presenza di anticorpi, utili per fare una prima valutazione da approfondire poi con altri test.
Bisogna considerare che, se vengono identificati degli anticorpi, non è detto che il cane sia malato.
I risultati positivi dei test sierologici indicano soltanto un’infezione, la quale non necessariamente coincide con uno stato di malattia.
In generale una tecnica sierologica attendibile, rileva con maggiore precisione gli anticorpi negli stadi avanzati dell’infezione, sia negli animali sintomatici sia in quelli asintomatici; ma non si deve dimenticare che esistono diversi casi che possono andare incontro a sieroconversione da positivi a negativi, nel corso dell’infezione stessa.
Quindi come si stabilisce quali cani necessitano di terapia?
Una diagnosi di certezza e il corretto inquadramento clinico consentono di stadiare l’animale infetto da Leishmania infantum identificando 5 situazioni diverse in cui approcciarsi con relativa cura e trattamento:
Situazione 1: “esposti”: il cane è stato esposto al parassita, ma è asintomatico, non è stato riscontrato il parassita, ed ha un titolo anticorpale basso (Inferiore a 4). In questi casi non è necessario un trattamento.
Situazione 2: “infetti” il cane è infetto. Il parassita è stato evidenziato, attraverso un esame diretto o indiretto.
In questo caso si lascia libera scelta al clinico che valuterà la quantità di parassiti presenti (attraverso l’esame PCR ) e l’andamento del titolo anticorpale.
In generale si consiglia un trattamento se c’è un aumento della sieroconversione, se quindi si sta andando verso l’infezione.
Situazione 3: “malati” il cane è malato. Sintomi presenti e titolo anticorpale maggiore di 4. In questo caso l’animale deve essere curato.
Situazione 4: “malati con quadro clinico grave”
Situazione 5: soggetti già trattati ma refrattari al trattamento e
quelli già trattati ma che recidivano precocemente.
Importanza del test molecolare PCR per la diagnosi e per lo screening della Leishmaniosi canina
Test molecolare PCR, un esame che reagisce con il DNA del parassita e dà una risposta sulla quantità numerica. Il test di biologia molecolare ricercando il DNA del parassita nell’organismo ospite, è più diretto in quanto è indipendente dalla risposta immune di quest’ultimo e da tutte le variabili che possono influire sulla sintesi degli anticorpi.
E’ una tecnica che permette la rilevazione dell’acido nucleico del parassita anche in concentrazioni infinitesimali in campioni di sangue intero, midollo, puntato linfonodale e raschiato cutaneo.
L’analisi PCR è considerata il test gold standard ed è eseguita dai veterinari per comprovare la positività di un test effettuato tramite diagnosi indiretta oppure per un follow up della patologia al fine di monitorarne l’evoluzione e valutare se trattare farmacologicamente l’animale o oppure no.
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