Il prelievo ematico consiste nell’acquisizione di un campione di sangue venoso al fine di indagare lo stato di salute del paziente.
Per ovviare ad errori di esecuzione, è importante farlo eseguire da personale competente (medico, infermiere, biologo). La ripetizione di un prelievo errato, oltre ad essere uno spreco economico (costi della non qualità) è un danno ed un disagio per il paziente.
Per la corretta esecuzione del prelievo bisogna eseguire dei passaggi obbligati, onde evitare problemi nelle indagini di laboratorio.
1) Informare il paziente, il quale:
• Non deve modificare le proprie abitudini alimentari il giorno prima del prelievo.
• Deve osservare un digiuno di 8 – 12 ore prima del prelievo, astenendosi dall’assumere caffè, thè, latte o altre bevande, fatta eccezione per l’acqua naturale.
• Deve evitare sforzi fisici intensi nelle 12 ore precedenti il prelievo
• Non deve fumare nel periodo intercorrente tra il risveglio e l’effettuazione del prelievo
• Non deve assumere alcool nelle 12 ore precedenti il prelievo.
• Non deve assumere farmaci nelle 12 ore precedenti il prelievo ad eccezione di prescrizioni obbligatorie
• Deve evitare l’eccessivo digiuno, oltre 24 ore, per la conseguente diminuzione di glicemia, colesterolo, trigliceridi, ormoni tiroidei e aumento di bilirubina, acido urico e creatinina.
2) Identificare il paziente chiedendo sempre: cognome, nome e data di nascita.
3) Etichettare i campioni:
I campioni vanno identificati immediatamente prima del prelievo, con nome e cognome, data e luogo di nascita, data del prelievo e reparto di provenienza, possibilmente utilizzando un sistema identificativo barcodizzato e assicurandosi, in ogni caso, che generalità e codici dell’etichetta corrispondano a quelli del paziente, mediante identificazione attiva. Dove disponibile, adottare il sistema di accettazione computerizzata che fornisce la stampa automatica delle etichette, interfacciato con il Servizio Trasfusionale. Ulteriori precauzioni sono la non copertura con l’etichetta della tacca di riempimento presente sulla provetta ed il posizionamento dell’etichetta sulla stessa in modo di consentire di visualizzarne il contenuto al fine di valutare il corretto riempimento.
4) Preparare il materiale per il prelievo:
La preparazione di tutto il materiale necessario (o accessorio) è un aspetto essenziale per l’attuazione di un prelievo corretto, al fine di ottimizzare la procedura in termini di tempo e qualità. Sostanzialmente, il materiale dovrebbe comprendere:
– Aghi di sicurezza monouso (preferibilmente con calibro compreso tra 23 a 20 Gauge).
– Holder (o “camicia”) monouso
– Raccordi per innesto su butterfly o aghi cannula
– Provette per il prelievo
– Disinfettante cutaneo (preferibilmente soluzione alcolica al 70%, tranne che per esame alcoolemico)
– Garze circolari o batuffoli di cotone rotondi
– Cerotto
– Laccio emostatico
– Contenitore di sicurezza per eliminazione di materiale potenzialmente infetto
5) Scelta del punto di prelievo:
Le vene centrali dell’avambraccio cubitale e cefalica sono le preferibili; in alternativa, possono essere utilizzate anche la vena basilica e quelle del dorso del braccio. Le vene del polso e della mano sono da utilizzarsi solo qualora i precedenti siti non siano accessibili, mentre quelle del doso dei piedi rappresentano l’ultima risorsa a causa della maggiore probabilità di complicazioni.
6) Posizionare il laccio emostatico:
Circa 10 cm al di sopra del sito prescelto, utilizzare una pressione sufficiente a generare una stasi venosa ma non a causare dolore, fastidio od ostacolare la circolazione arteriosa. La permanenza in sede del laccio emostatico da 1 a 3 minuti è causa di emoconcentrazione e quindi di alterazione di alcuni esami di laboratorio, per effetto dello spostamento (“shift”) di acqua e piccoli analiti al di fuori del vaso e conseguente concentrazione delle molecole di maggiori dimensioni (es. emoglobina e colesterolo tra le altre)
7) Seguire un ordine specifico di provette:
Le provette sottovuoto devono essere inserite secondo un ordine specifico, che eviti la cross-contaminazione di additivi (anticoagulanti o attivatori della coagulazione), secondo un ordine ben definito:
- Provette per test coagulativi contenenti sodio citrato (tappo azzurro),
- Provette di siero (tappo rosso e/o arancione),
- Provette contenenti litio-eparina (tappo verde),
- Provette contenenti EDTA (tappo viola),
- Provette contenenti citrato e destrosio (tappo giallo),
- Provette contenenti ossalato e/o fluoruro (tappo grigio)
8) Tecniche di prelievo:
Far distendere il braccio del paziente in modo che sia rivolto verso il basso. Effettuare la puntura con l’ago a un angolo di 10-20°rispetto alla pelle ed in linea con la vena scelta. Inserire l’ago 10-15 mm fino a che non raggiunga il lume della vena: un improvviso cedimento indica la penetrazione dell’ago nel lume vasale. Usare la mano libera per inserire la provetta sottovuoto nella camicia spingendo la stessa finché l’ago penetri la parte di gomma del tappo. Allentare il laccio emostatico nel momento in cui si vede del sangue nella provetta. Mantenere una delicata pressione sul fondo della provetta per mantenerla in sede nella camicia. Quando il flusso di sangue cessa e la prima provetta è piena rimuoverla delicatamente dall’holder e inserire le altre provette nella camicia rispettando l’ordine delle provette.
La vena prescelta va reperita al primo tentativo e, se questo non avviene, evitare di tentare il reperimento con ripetute estrazioni complete o anche parziali dell’ago (il traumatismo tissutale può essere causa di emolisi e di inquinamento del prelievo) e con un nuovo ago effettuare il prelievo su un’altra vena.
9) Miscelazione provetta post prelievo:
La corretta miscelazione tra sangue ed additivi (anticoagulanti o attivatori della coagulazione) rappresenta uno degli aspetti più critici nella procedura di prelievo. La mancata (o inefficiente) miscelazione comporta infatti un’incompleta anticoagulazione del sangue nei campioni raccolti in provette contenenti EDTA, sodio citrato o eparina (i maggiori problemi si ripercuotono su test di coagulazione ed emocromo), o incompleta attivazione della coagulazione nei campioni raccolti in provette contenenti attivatori della coagulazione (con conseguente rischio di emolisi, scorretto posizionamento del gel separatore o formazione di microcoaguli o frustoli di fibrina che possono interferire con alcuni test di laboratorio). Si raccomanda pertanto di procedere alla sistematica miscelazione di tutte le provette immediatamente dopo il prelievo, mediante delicata inversione delle stesse per 4-8 volte (5 in media). Si rammenta inoltre che l’agitazione eccessiva (“shakeraggio”) può essere causa di danno alle cellule del sangue (soprattutto globuli rossi, con emolisi in vitro) o formazione di schiuma che impedisce il corretto posizionamento del gel separatore nelle provette che lo contengono
10) Smaltimento finale:
Al termine della procedura, bisogna eliminare tutto il materiale contaminato dal sangue del paziente, trasferendolo in appositi contenitori di sicurezza idonei. Per nessun motivo l’ago utilizzato per il prelievo deve essere re-incappucciato. Il materiale usato per la disinfezione della cute (cotone) e tutto quello eventualmente contaminato deve essere gettato nel contenitore dei rifiuti speciali.